A domani by Vincenzo Lamanna

A domani by Vincenzo Lamanna

autore:Vincenzo Lamanna [Lamanna, Vincenzo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Les Flâneurs
pubblicato: 2021-12-20T04:00:00+00:00


Capitolo 11

La mattina dopo mi svegliai presto e decisi di fare qualche scatto.

Mi incamminai così tra i viali alberati di quel quartiere popolare intriso di storia, ma anche di tanta povertà. Le foglie dei platani davano un tocco di colore al grigio cupo dei palazzi circostanti che comunque stavo cominciando ad apprezzare molto, alcune volte mi sembrava di aver sempre vissuto in quella città.

Era una giornata molto fredda e il cielo era terso. Oramai le temperature estive erano lontane, ma a differenza dell’Italia, qui sia il caldo che il freddo sono quasi prevalentemente secchi. Molti ragazzini stavano approfittando della bella giornata per giocare per strada. In Italia non lo fa quasi più nessuno e forse dovremmo tornare a farlo. Se oggi sono quel che sono, sicuramente una parte fondamentale è dovuta alle lezioni di vita che ho appreso sulla strada. E mentre pensavo a tutto ciò un vecchio pallone, un Tango mezzo sgonfio – amico dei miei pomeriggi al paese – si fermò ai miei piedi, dopo il tiro maldestro di un ragazzino. Lo raccolsi e, mentre lo stavo per calciare, si avvicinò un ragazzino sui quindici anni che, tirandomi per i pantaloni, mi invitò a giocare con loro. Attratto, scoprii in seguito, dalle mie sneakers Adidas bianche e verdi. Non ci pensai su più di due secondi, lo seguii ed entrammo in un campo adattato attraverso un buco della recinzione in ferro.

Ero entrato a giocare in uno degli orfanotrofi della città. Non tiravo un calcio a un pallone da almeno dieci anni e la prestazione ne fu testimone inconfutabile. Più che una partita di calcio fu uno scontro tra le due squadre, una specie di battaglia. Si colpiva anche senza palla. Non esistevano linee per delimitare il campo. I pali delle porte non erano altro che il mucchio di giubbini dei ragazzi. La partita fu interrotta dall’arrivo di una suora che, con un battito di mani, attirò l’attenzione di chi aveva la palla in quel momento facendosela consegnare. Perdemmo dodici a otto, almeno così ricordo, ma mi divertii tanto.

Quei ragazzi mi avevano portato indietro nel tempo facendomi divertire come un ragazzino. Decisi così che sarei tornato il giorno dopo per ringraziarli in qualche maniera. Mi salutarono battendo il cinque e rientrarono mentre la suora li guardava dall’alto delle scale e li accarezzava quando le passavano davanti per rientrare nella struttura. Una suora diversa da quelle che si presero cura di me nella chiesa di San Vito, quando i miei genitori decisero di farmi frequentare lì la scuola dell’infanzia. Quelle suore erano sempre acide e pronte a sgridare chiunque andasse fuori dalle regole imposte.

Ripresi il giubbino e continuai la mia passeggiata bruscamente interrotta dall’arrivo della neve. Così decisi di rientrare nell’ostello senza farmi coinvolgere da Elhiman e dalla sua rakja. Avevo le chiavi, le infilai nella serratura e aprii la porta cercando di non far rumore. Ma fu tutto inutile. Il vecchio gatto nero di Elhiman era peggio del sistema di allarme della banca d’Italia. Nonostante fosse cieco Elia – così si chiamava il gatto – si avviava verso la porta appena qualcuno provava ad aprirla.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.